Zero Trust 2025: La Guida Definitiva per CISO e IT Manager
16 Giu , 2025
Nel 2025, l’approccio “never trust, always verify” è imprescindibile. Scopri la roadmap strategica e operativa per CISO e IT Manager per progettare e implementare una Zero Trust Architecture efficace, proteggendo asset critici in ambienti on-premise e cloud ibridi.
Nel panorama della cybersecurity del 2025, l’architettura Zero Trust non rappresenta più un’opzione strategica tra le tante, ma si configura come un imperativo di sicurezza aziendale. Le statistiche parlano chiaro: il 76% delle organizzazioni presenta asset vulnerabili ai movimenti laterali, mentre oltre il 70% delle violazioni di successo sfrutta proprio queste tecniche, con un tempo medio di rilevamento che si attesta sui 95 giorni.
La dissoluzione del perimetro di rete tradizionale, accelerata dal lavoro remoto e dall’adozione massiva di architetture cloud ibride, ha reso obsoleti i modelli di sicurezza basati sulla fiducia implicita. In questo scenario di trasformazione digitale accelerata, l’approccio “never trust, always verify” dello Zero Trust emerge non solo come strategia di sicurezza informatica sostenibile, ma come elemento abilitante per il business moderno.
Il mercato conferma questa tendenza con numeri impressionanti: il valore della sicurezza Zero Trust crescerà da 21,84 miliardi di dollari nel 2024 a 25,71 miliardi nel 2025, registrando un tasso di crescita annuale del 17,7%. Questa espansione riflette una trasformazione radicale nell’approccio alla cybersecurity, dove la tradizionale difesa perimetrale cede il passo a un modello di sicurezza distribuita e context-aware.
Il Nuovo Paradigma di Sicurezza: Perché Zero Trust è Inevitabile nel 2025
L’urgenza dell’adozione Zero Trust diventa evidente quando si analizzano le dinamiche del lavoro moderno. Con oltre l’11% dei dipendenti in modalità full remote e il 27% in modalità ibrida, il 97% dei lavoratori utilizza dispositivi personali per scopi lavorativi, esponendo le organizzazioni a quella che può essere definita una superficie di attacco senza precedenti.
La crescente interconnessione digitale amplifica ulteriormente questo rischio: il 67,9% della popolazione mondiale utilizza strumenti AI connessi a Internet, creando nuovi vettori di attacco che i modelli perimetrali tradizionali non sono strutturalmente in grado di gestire. In questo contesto, il 66% degli attacchi informatici ha un impatto diretto sul business, trasformando la cybersecurity da costo operativo a fattore critico di competitività.
L’evoluzione delle minacce conferma la necessità di un approccio radicalmente diverso. L’aumento del 136% year-over-year nelle vulnerabilità IoT, che ora rappresentano il 33% di tutte le vulnerabilità rispetto al 14% del 2023, dimostra come la superficie di attacco si stia espandendo in modo esponenziale. Attacchi sofisticati come quelli contro MOVEit Transfer e Ivanti Connect Secure hanno evidenziato la crescente capacità degli attaccanti di sfruttare vulnerabilità zero-day per eseguire movimenti laterali devastanti.
Architettura Zero Trust: Definizione e Componenti Essenziali
Un’architettura Zero Trust rappresenta un modello di sicurezza informatica che ribalta completamente il paradigma tradizionale della fiducia. Invece di considerare “fidato” tutto ciò che si trova all’interno della rete aziendale, questo approccio tratta ogni richiesta di accesso come una potenziale minaccia che deve essere verificata, autenticata e autorizzata prima di consentire l’accesso a dati e applicazioni.
È fondamentale chiarire cosa Zero Trust non è: non si tratta di un singolo prodotto che può essere acquistato e installato, né della semplice sostituzione di una VPN tradizionale con una soluzione più moderna. Zero Trust è un framework strategico completo che richiede una trasformazione profonda nel modo in cui un’organizzazione progetta, implementa e gestisce la propria postura di sicurezza.
Il NIST SP 800-207 definisce i componenti logici essenziali di un’architettura Zero Trust attraverso tre elementi fondamentali: Policy Engine, Policy Administrator e Policy Enforcement Point. Questi componenti lavorano in sinergia per garantire che ogni decisione di accesso sia basata su policy dinamiche e context-aware, considerando non solo l’identità dell’utente ma anche il dispositivo utilizzato, la posizione geografica, l’ora di accesso e il comportamento storico.
I Tre Pilastri dell’Architettura Zero Trust
L’efficacia di un’implementazione Zero Trust si basa su tre principi fondamentali che ridefiniscono completamente l’approccio alla sicurezza aziendale:
Verificare Sempre (Never Trust, Always Verify): Ogni singola richiesta di accesso, indipendentemente dalla sua provenienza interna o esterna, deve essere sottoposta a un processo rigoroso di autenticazione e autorizzazione. Questo principio elimina il concetto obsoleto di “rete fidata” e stabilisce che la fiducia non può mai essere data per scontata, ma deve essere continuamente guadagnata e verificata attraverso meccanismi di autenticazione multipla e analisi comportamentale.
Privilegio Minimo (Least Privilege Access): Utenti, dispositivi e applicazioni ottengono esclusivamente i privilegi strettamente necessari per svolgere le loro funzioni specifiche, per il tempo strettamente necessario. Questo approccio granulare riduce drasticamente la superficie di attacco e limita significativamente i danni potenziali in caso di compromissione. L’implementazione del privilegio minimo richiede una comprensione dettagliata dei flussi di lavoro aziendali e delle dipendenze tra sistemi.
Assumere la Violazione (Assume Breach): L’architettura viene progettata partendo dal presupposto che una violazione sia inevitabile o possa essere già avvenuta senza essere stata rilevata. Questo mindset proattivo spinge verso la creazione di sistemi di contenimento robusti, strategie di micro-segmentazione efficaci e capacità di rilevamento continuo delle minacce che operano in modalità always-on.
Roadmap Strategica per l’Implementazione Zero Trust
L’implementazione di un’architettura Zero Trust richiede un approccio metodico e strategicamente pianificato. La complessità di questa trasformazione non può essere sottovalutata: secondo le ricerche di settore, il 35% delle iniziative Zero Trust fallisce a causa di un approccio troppo ambizioso che cerca di implementare tutto simultaneamente.
La roadmap seguente, sviluppata sulla base delle best practice consolidate e delle raccomandazioni del CISA Zero Trust Maturity Model v2.0, fornisce un percorso strutturato per guidare la trasformazione verso Zero Trust nelle organizzazioni di ogni dimensione.
1. Identificazione della Superficie di Protezione
Il primo passo critico per un’efficace implementazione Zero Trust consiste nella definizione precisa di cosa proteggere. Questa fase, spesso sottovalutata, rappresenta il fondamento su cui costruire l’intera architettura di sicurezza. Una mappatura accurata della “superficie di protezione” deve necessariamente includere una catalogazione completa di tutti gli asset critici dell’organizzazione. La superficie di protezione comprende i dati sensibili e la proprietà intellettuale che costituiscono il valore competitivo dell’azienda, le applicazioni business-critical che supportano i processi operativi essenziali, le infrastrutture tecnologiche essenziali per la continuità operativa e i servizi che gestiscono informazioni riservate o regolamentate. Questa fase richiede una collaborazione stretta tra i team di sicurezza, i business owner e gli architetti IT per garantire che nessun asset critico venga trascurato. L’utilizzo di strumenti di discovery automatizzato e di Data Loss Prevention (DLP) può accelerare significativamente questo processo, fornendo una visibilità granulare sui flussi di dati e sulle dipendenze applicative.
2. Mappatura dei Flussi Transazionali e Analisi delle Dipendenze
Una volta identificati gli asset critici, diventa essenziale comprendere come questi comunicano tra loro e con gli utenti. Questa fase rappresenta il cuore dell’analisi architetturale e richiede un approccio sistematico per documentare tutti i flussi di comunicazione esistenti. L’analisi deve coprire i flussi di dati tra utenti, dispositivi e applicazioni, identificando non solo i percorsi diretti ma anche le dipendenze indirette che potrebbero non essere immediatamente evidenti. È necessario identificare i pattern di accesso degli utenti, analizzando quando, come e perché accedono a specifiche risorse, e documentare le dipendenze tra i vari servizi, comprese quelle temporanee o stagionali. Strumenti avanzati di Network Analytics e UEBA (User and Entity Behavior Analytics) sono essenziali per automatizzare questo processo complesso. Questi sistemi possono fornire insight comportamentali che sarebbero impossibili da ottenere attraverso analisi manuali, identificando pattern nascosti e anomalie che potrebbero indicare rischi di sicurezza o inefficienze operative.
3. Progettazione dell’Architettura Zero Trust
La progettazione dell’architettura Zero Trust rappresenta il momento in cui la strategia si trasforma in implementazione tecnica. Due componenti sono fondamentali in questa fase: la micro-segmentazione e lo Zero Trust Network Access (ZTNA). La micro-segmentazione costituisce il cuore tecnico dell’architettura Zero Trust. Questa tecnica avanzata crea zone di sicurezza isolate all’interno della rete, ognuna con policy di accesso dedicate e controlli granulari. La ricerca di settore dimostra che una micro-segmentazione efficace può ridurre l’esposizione della rete del 60-90%, rappresentando uno dei ROI più significativi nell’ambito degli investimenti in cybersecurity. L’implementazione della micro-segmentazione richiede una comprensione profonda dei flussi applicativi e delle dipendenze di sistema. È necessario definire zone logiche basate sulla funzione, sul livello di rischio e sui requisiti di compliance, implementare controlli di accesso granulari tra le zone e stabilire meccanismi di monitoraggio continuo per rilevare tentativi di movimento laterale. Lo ZTNA rappresenta l’evoluzione naturale delle tradizionali soluzioni VPN, offrendo un accesso sicuro e context-aware alle applicazioni aziendali. A differenza delle VPN che forniscono accesso a segmenti di rete interi, ZTNA connette l’utente esclusivamente alla risorsa specifica richiesta, minimizzando drasticamente la superficie di attacco. La combinazione di micro-segmentazione e ZTNA crea un’architettura dove i movimenti laterali sono bloccati o strettamente controllati, ogni segmento di rete dispone di policy di sicurezza indipendenti e l’accesso alle applicazioni è granulare e basato sul contesto d’uso.
4. Creazione e Applicazione delle Policy Zero Trust
Le policy Zero Trust devono essere dinamiche, intelligenti e basate su identità e contesto. Queste policy operano rispondendo continuamente alle domande fondamentali: chi sta cercando di accedere, a cosa sta cercando di accedere, quando sta tentando l’accesso, da dove proviene la richiesta e perché necessita di questo accesso. L’Identity and Access Management (IAM) diventa il fulcro per applicare queste regole complesse. Un sistema IAM moderno deve supportare l’autenticazione multi-fattore (MFA) per tutti gli accessi, non come opzione ma come requisito standard. La valutazione continua del rischio basata sul comportamento permette di adattare dinamicamente i controlli di accesso in base al profilo di rischio in tempo reale. I controlli di accesso dinamici e contestuali rappresentano un’evoluzione significativa rispetto ai tradizionali sistemi basati su ruoli statici. Questi sistemi considerano non solo l’identità dell’utente ma anche il dispositivo utilizzato, la posizione geografica, l’ora di accesso, il comportamento storico e il livello di rischio associato alla risorsa richiesta. La governance delle identità assume un’importanza critica in questo contesto, specialmente con l’emergere di architetture decentralizzate e di identità digitali auto-sovrane. È necessario implementare processi robusti per il lifecycle management delle identità, dalla creazione alla disattivazione, includendo meccanismi di review periodica e di attestazione degli accessi.
5. Monitoraggio Continuo e Automazione della Sicurezza
Zero Trust non è un progetto con un inizio e una fine definiti, ma un approccio operativo che richiede monitoraggio continuo e adattamento costante. L’efficacia dell’architettura dipende dalla capacità di rilevare, analizzare e rispondere alle minacce in tempo reale. I sistemi di rilevamento delle minacce devono operare in modalità always-on, utilizzando tecniche avanzate di machine learning e intelligenza artificiale per identificare pattern anomali e comportamenti sospetti. L’analisi comportamentale diventa fondamentale per distinguere tra attività legittime e potenziali minacce, specialmente in contesti dove gli attaccanti utilizzano credenziali valide compromesse. L’automazione della risposta alle minacce rappresenta un elemento critico per l’efficacia operativa dell’architettura Zero Trust. I sistemi devono essere in grado di implementare automaticamente misure di contenimento quando vengono rilevate anomalie, isolando potenziali minacce prima che possano causare danni significativi. Il mantenimento di una visibilità completa sull’infrastruttura richiede l’integrazione di molteplici fonti di telemetria, dai log di rete ai dati comportamentali degli utenti, dai feed di threat intelligence alle informazioni di vulnerabilità. Questa visibilità olistica permette di adattare continuamente le policy in base alle nuove minacce emergenti e ai cambiamenti nell’ambiente operativo.
Zero Trust in Azione: Scenari di Implementazione Pratica
L’implementazione pratica di Zero Trust si manifesta attraverso scenari concreti che dimostrano il valore tangibile di questo approccio. Questi use case, documentati attraverso implementazioni reali e case study di settore, illustrano come i principi teorici si traducano in benefici operativi misurabili.
Protezione della Forza Lavoro Remota
La gestione sicura del lavoro remoto rappresenta uno dei casi d’uso più comuni per l’implementazione Zero Trust. Lo ZTNA offre un’alternativa superiore alle tradizionali soluzioni VPN, fornendo accesso sicuro e granulare alle applicazioni aziendali senza esporre segmenti di rete interi.
L’implementazione di ZTNA per la forza lavoro remota elimina la necessità di connessioni VPN sempre attive, riducendo significativamente la superficie di attacco. Gli utenti remoti accedono esclusivamente alle applicazioni di cui hanno effettivamente bisogno, con controlli di accesso che si adattano dinamicamente al contesto d’uso, alla posizione geografica e al profilo di rischio del dispositivo utilizzato.
I benefici operativi includono una riduzione significativa della complessità gestionale delle VPN, un miglioramento dell’esperienza utente attraverso accessi più rapidi e intuitivi, e una visibilità granulare sulle attività degli utenti remoti che facilita il rilevamento di comportamenti anomali.
Sicurezza per Ambienti Multi-Cloud
La gestione della sicurezza in contesti ibridi e multi-cloud rappresenta una delle sfide più complesse per i team di sicurezza moderni. Zero Trust fornisce un framework unificato per garantire visibilità e policy coerenti tra diversi provider cloud, eliminando le inconsistenze che spesso caratterizzano approcci frammentati alla sicurezza multi-cloud.
L’implementazione di Zero Trust in ambienti multi-cloud richiede l’utilizzo di service mesh per garantire comunicazioni crittografate e controlli granulari tra microservizi distribuiti. Questi sistemi forniscono visibilità end-to-end sui flussi di comunicazione tra servizi, indipendentemente dal provider cloud su cui sono ospitati.
La ricerca accademica recente dimostra che l’implementazione di ZTA in ambienti multi-cloud migliora significativamente la postura di sicurezza minimizzando le superfici di attacco e migliorando la compliance normativa attraverso controlli uniformi e verificabili.
Prevenzione Efficace del Ransomware
La micro-segmentazione si è dimostrata l’arma più efficace contro i movimenti laterali utilizzati dalla maggior parte degli attacchi ransomware. Bloccando le comunicazioni non autorizzate tra segmenti di rete, è possibile ridurre la possibilità di sfruttamento delle vulnerabilità fino al 99%.
L’implementazione di strategie anti-ransomware basate su Zero Trust include la creazione di zone di sicurezza isolate per sistemi critici, l’implementazione di controlli granulari per le comunicazioni inter-segmento e il monitoraggio continuo per rilevare pattern di accesso anomali che potrebbero indicare attività di reconnaissance o tentativi di movimento laterale.
L’efficacia di questo approccio è stata dimostrata in numerosi casi reali dove organizzazioni con architetture Zero Trust mature hanno subito attacchi ransomware ma sono riuscite a contenere l’impatto limitando la propagazione dell’attacco a segmenti isolati della rete.
Errori Critici da Evitare nell’Implementazione
L’esperienza maturata attraverso centinaia di implementazioni Zero Trust ha identificato pattern ricorrenti di errori che possono compromettere il successo dell’iniziativa. Comprendere e evitare questi errori è fondamentale per massimizzare le probabilità di successo.
L’Approccio “Big Bang”: Una Strategia Destinata al Fallimento Il 35% delle iniziative Zero Trust fallisce a causa di un approccio troppo ambizioso che cerca di trasformare l’intera architettura di sicurezza simultaneamente. Questo approccio “big bang” sottovaluta sistematicamente la complessità tecnica e organizzativa richiesta per una trasformazione Zero Trust efficace. L’approccio corretto prevede un’implementazione graduale che inizia con progetti pilota carefully selected per validare la strategia e acquisire esperienza operativa. Questi progetti pilota dovrebbero focalizzarsi su use case specifici con un chiaro valore business e una complessità gestibile, permettendo ai team di apprendere e affinare i processi prima dell’espansione. La selezione dei progetti pilota deve considerare fattori come la criticità business, la complessità tecnica, la disponibilità di stakeholder supportivi e la possibilità di misurare risultati tangibili. Il successo di questi progetti iniziali crea momentum organizzativo e fornisce le evidenze necessarie per giustificare investimenti più ampi.
Trascurare l’Esperienza Utente: Una Barriera Sottovalutata Processi di autenticazione eccessivamente complessi e workflow poco intuitivi possono generare frustrazione e resistenza significativa da parte degli utenti finali. Questa resistenza rappresenta una delle principali barriere al successo di implementazioni Zero Trust, poiché può portare a comportamenti di bypass che compromettono l’efficacia dell’intera architettura. La progettazione dell’esperienza utente deve essere considerata fin dalle fasi iniziali del progetto, non come un’aggiunta posteriore. È necessario bilanciare attentamente i requisiti di sicurezza con la necessità di mantenere workflow efficienti e intuitivi. L’implementazione di single sign-on (SSO), l’utilizzo di tecnologie di autenticazione biometriche e la progettazione di interfacce utente intuitive sono elementi essenziali per il successo. Il coinvolgimento degli utenti finali nel processo di progettazione e la raccolta continua di feedback sono fondamentali per identificare e risolvere i friction point prima che diventino barriere significative all’adozione.
Mancanza di Collaborazione Cross-Funzionale L’implementazione Zero Trust è un’iniziativa intrinsecamente trasversale che richiede collaborazione attiva tra team tradizionalmente separati: sicurezza, networking, operazioni IT, sviluppo applicativo e business. La mancanza di allineamento tra questi team può causare fallimenti tecnici e organizzativi significativi. Il successo richiede la creazione di strutture di governance cross-funzionali con ownership chiare e accountability condivise. È necessario stabilire processi di comunicazione regolari, definire SLA condivisi e creare meccanismi di escalation per risolvere rapidamente conflitti o blocchi operativi. La formazione cross-funzionale è essenziale per garantire che tutti i team comprendano non solo il loro ruolo specifico ma anche come il loro contributo si integra nell’architettura complessiva. Questo approccio collaborative riduce significativamente il rischio di implementazioni frammentate o inconsistenti.
Il Futuro della Sicurezza è Zero Trust
L’evoluzione verso Zero Trust non rappresenta semplicemente una transizione tecnologica, ma una trasformazione fondamentale nel modo in cui le organizzazioni concepiscono e implementano la sicurezza. Per il 2025, le priorità dei CISO vedono “User Access, IAM & Zero Trust” come area funzionale principale, confermando la centralità strategica di questo approccio.
Il survey Evanta CISO Leadership Perspectives 2024 evidenzia che il 44% dei CISO pianifica investimenti significativi in IAM, MFA e Zero Trust, sostituendo Cloud Security come priorità principale per la prima volta in due anni. Questo shift riflette la maturazione della comprensione del mercato riguardo l’importanza dell’identità come nuovo perimetro di sicurezza.
L’implementazione Zero Trust è un processo continuo di miglioramento che richiede commitment a lungo termine e investimenti sostenuti. I primi risultati tangibili possono essere visibili nell’arco di poche settimane per implementazioni focalizzate come la messa in sicurezza di applicazioni specifiche attraverso ZTNA. Tuttavia, una trasformazione completa dell’architettura di sicurezza richiede tipicamente da 1 a 3 anni, a seconda della complessità dell’ambiente esistente e dell’ampiezza dell’implementazione.
Il ROI dell’investimento Zero Trust si manifesta attraverso multiple dimensioni: riduzione significativa del rischio di violazioni attraverso la limitazione dei movimenti laterali, aumento dell’efficienza operativa attraverso l’automazione dei controlli di sicurezza, miglioramento della compliance normativa attraverso controlli granulari e audit trail dettagliati, e riduzione dei costi operativi attraverso la semplificazione dell’architettura di sicurezza.
Le organizzazioni che iniziano oggi la loro trasformazione verso Zero Trust si posizionano strategicamente per affrontare le sfide di sicurezza del futuro, costruendo una foundation resiliente che può adattarsi all’evoluzione continua del panorama delle minacce e delle tecnologie emergenti.
Letture consigliate
Ecco delle letture consigliate che approfondiscono i temi della cybersecurity e dello Zero Trust:
Attraverso l’avvincente narrazione di un’azienda colpita da un breach, “Project Zero Trust” si rivela una guida pratica all’implementazione della sicurezza Zero Trust. Il libro illustra la metodologia in 5 passi di John Kindervag, svelando strategie concrete per allineare la sicurezza agli obiettivi di business. Si impara a prevenire le violazioni, limitarne l’impatto e a superare i miti e gli errori più comuni. L’obiettivo è trasformare la sicurezza da un costo a un vantaggio strategico.
Abbandona la vecchia sicurezza perimetrale e scopri la rivoluzione Zero Trust. Questo libro è la guida definitiva per comprendere e implementare questo nuovo paradigma, superando la confusione che lo circonda. Offre un percorso pratico e graduale per trasformare la tua architettura di sicurezza, integrandola con i sistemi che già possiedi. Imparerai a progettare un modello Zero Trust credibile e a ottenere valore immediato. Il risultato? Sicurezza notevolmente migliorata e operazioni più efficienti.
Scopri lo Zero Trust, la strategia di cybersicurezza essenziale per l’era digitale che supera le difese tradizionali. Questo manuale operativo offre una guida chiara e attuabile per leader aziendali, specialisti della sicurezza e team tecnologici. Attraverso un percorso in sei fasi, esempi concreti e standard globali, il libro spiega come proteggere le risorse aziendali da ogni minaccia. È una risorsa indispensabile per avviare la trasformazione con fiducia, chiarendo il perché, il cosa e il come dello Zero Trust per ogni ruolo.
Questo libro è una guida fondamentale e completa sul Zero Trust Networking (ZTN). Senza legarsi a tecnologie specifiche, ne illustra i principi essenziali, rendendolo uno strumento indispensabile per comprendere le basi e valutare le soluzioni dei vendor. Sebbene denso e ricco di informazioni, la sua lettura è incredibilmente formativa. Approfondisce temi cruciali come la crittografia del traffico (TLS, IPSEC) e l’autenticazione degli utenti. È una lettura obbligata per chiunque operi nel campo della sicurezza informatica e voglia approfondire i protocolli di rete.
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FAQ – Domande Frequenti sulla strategia Zero Trust
1. Qual è il primo passo concreto per avviare una strategia Zero Trust?
Il primo passo critico consiste nell’identificazione e prioritizzazione degli asset più critici dell’organizzazione, quella che viene definita “superficie di protezione”. Questo include dati sensibili, applicazioni business-critical, infrastrutture essenziali e servizi che gestiscono informazioni riservate. Senza una comprensione chiara di cosa proteggere, qualsiasi policy di sicurezza risulta inefficace e mal focalizzata.
2. Zero Trust è implementabile solo nelle grandi enterprise o è adatto anche alle PMI?
Zero Trust è un framework scalabile che può essere adattato ad aziende di ogni dimensione. Le PMI possono addirittura trarre vantaggi maggiori implementando i principi Zero Trust fin dalle fasi iniziali della loro crescita digitale, costruendo una base di sicurezza solida senza dover affrontare la complessità di trasformare architetture legacy consolidate.
3. Quali sono i tempi realistici per un’implementazione Zero Trust completa?
Zero Trust deve essere concepito come un processo continuo piuttosto che un progetto con una data di fine definita. I primi risultati tangibili, come la messa in sicurezza di applicazioni specifiche attraverso ZTNA, possono essere ottenuti nell’arco di poche settimane. Una trasformazione architettuale completa richiede tipicamente da 1 a 3 anni, con benefici incrementali visibili durante tutto il percorso di implementazione.
4. Quale ruolo centrale assume l’Identity and Access Management in un’architettura Zero Trust?
L’IAM rappresenta il cuore pulsante di ogni architettura Zero Trust efficace. La verifica continua dell’identità di ogni utente, dispositivo e applicazione costituisce il principio fondamentale del modello “never trust, always verify”. Soluzioni IAM avanzate che integrano MFA, analisi comportamentale e controlli di accesso context-aware sono componenti assolutamente essenziali per il successo dell’implementazione.
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